Sito archeologico di Monte Loreto
Il Polo archeominerario di Castiglione Chiavarese ha come mission la narrazione della tradizione mineraria del levante ligure a partire dalla circoscritta realtà della miniera di Monte Loreto, partendo dalle tracce ivi lasciate dai minatori dell’età del Rame, passando per la ripresa delle attività in epoca bizantina, fino alle più recenti vicissitudini del XIX secolo che vedono Masso un abitato al centro di incredibili vicende che coinvolgono numerosi importanti personaggi del Risorgimento.
La lunga serie di campagne di scavi iniziate nel 1996 a cura della Soprintendenza per i beni Archeologici della Liguria e del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Nottingham hanno evidenziato che già agli inizi del IV millennio a.C. minatori preistorici lavoravano in questa zona, scavando pozzi e trincee e realizzando profonde fenditure che si spingono sino ad una ventina di metri di profondità per estrarre, usando tecniche primitive ed attrezzi rudimentali ma quanto mai funzionali, il minerale di rame.
Segue poi una fase di lungo silenzio, che attraversa tutto il periodo romanico, sino al periodo Tardo Antico in cui compaiono segni di una ripresa estrattiva, questa volta localizzata sulle discariche preistoriche, che vedono riutilizzare l’antico materiale di scarto, ora impiegato per l’estrazione del ferro; questa fase potrebbe essere riconducibile al fabbisogno di metallo conseguente al periodo bellico legato alle discese delle popolazioni barbariche. Gli scavi archeologici sembrano comunque confermare che questa fase ebbe durata relativamente breve.
Segue dunque una stasi lunga oltre un millennio, in cui non ci sono notizie di attività estrattiva, escluso un debole cenno, intorno al XV secolo, riguardante le richieste di concessioni minerarie nel comprensorio da parte di personaggi provenienti dalla vicina Germania, cui non seguiranno concreti lavori di coltivazione.
E giungiamo così al XIX secolo, più precisamente alla prima metà dell’800, momento in cui ha inizio l’ultima fase mineraria di Monte Loreto, una miniera al centro di quello che si potrebbe definire come un vero e proprio “distretto del rame”: sono numerosi, infatti, i siti estrattivi posti nelle immediate vicinanze, tutti attivi nell’estrazione di minerale del rame; oltre alle miniere di Monte Loreto troviamo, infatti, le miniere di Libiola a Sestri Levante, quelle della Gallinaria e di Bargone nel comune di Casarza Ligure e quella di Casali, adiacente a quella di monte Loreto, oltre a una lunga serie di giacimenti minori disseminati in tutto il levante ligure.
“Dopo la miniera di Libiola, la miniera di rame più cospiqua della provincia di Genova è quella di Monte Loreto la quale somministrava circa 250 tonnellate di buon minerale all’anno, con una concessione che comprendeva 251 ettari, cioè tutto il Monte Loreto”, leggiamo nei testi dell’epoca.
Non va poi dimenticato che la zona ha avuto un ruolo importante anche nell’estrazione dell’oro: all’inizio del XX secolo, infatti, da Monte Loreto si estraeva il 15% dell’oro nazionale. Con meno evidenza che per il rame, ma suggestione anche maggiore, alcuni elementi porterebbero ad identificare Monte Loreto come la più antica miniera conosciuta nell’Europa Occidentale anche per l’estrazione del nobile metallo; di certo è da lì che proviene la pepita d’oro più grande mai scoperta in Italia, una massa di 880gr di metallo quasi puro, in splendidi cristalli ottaedrici allungati.
L’attività estrattiva a fine ‘800, inizi del 900, è strettamente legata alla variazione del prezzo del rame e proprio a causa dell’improvvisa caduta delle quotazioni nel giugno 1910 si arriverà alla chiusura definitiva della miniera.
Una storia lunga oltre 5000 anni, quindi, che vi catapulta nella dimenticata tradizione mineraria del levante ligure e lo fa in chiave moderna. Il Polo archeominerario di Castiglione Chiavarese fa parte, insieme al Museo Archeologico della Città di Sestri Levante, del Sistema Museale Integrato di Sestri Levante e Castiglione Chiavarese.
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